Elemento Primordiale :

Quello che l’uomo non comprende è la capacità di avvalorare un riscontro positivo tra la fase debilitante della sua specie in contrasto con la facoltà conoscitiva che gli viene dalla somma gratitudine di colui che lo ama. Ogni uomo è contro questa attesa che si esplica con il legame osceno al suo inferiore elemento primitivo che contrasta ogni evoluzione ed ogni bene che l’uomo ha da colui che è l’unico creatore. Ogni cosa che l’uomo compie in sintonia con il divino artefice è la prova della appartenenza di costui al sommo bene che elargisce alla creatura ogni feconda grazia che lo avvince e lo promuove a sola creatura di Dio nella operosità della vita sulla terra dei viventi. 
.......Così miseramente si esclude da Dio,verità,e non c'è motivo più osceno e orribile che muova questo uomo se non la folle opposizione di una condizione che scaturisce da una mentalità primordiale,oscena e arretrata che ha i suoi agganci con quello elemento primordiale che altro non é che la disposizione ordinata dai geni,biologia,che ordina ogni evoluzione,biologica, e che non ha la capacità di dominare ogni evoluzione se non comandata da una azione contraria che involve ogni orrendo nascere di opposizioni contrarie nella mente da essa preordinata.   

Aspettativa :
Ciò in cui l’uomo non può arrivare è la verità assoluta ed immutabile del suo opposto che è scaturita dallo stato assoluto il cui nome è JAVHE’ ASTRANAT. Questo opposto è la verità che ogni uomo ha in sé fin dalla nascita e che la sua vita trasforma in ogni istante ma che non cambia in stato se non con la scelta libera di questo uomo che accoglie l’esistenza o rifiuta questa verità e così escludendosi ha una condizione che lo pone al di fuori della verità e quindi lo avvince nel nulla che è contro Dio per l’uomo. Così ogni creatura è una ASPETTATIVA alla volontà divina,poiché con la sua vita ha in sé la condizione dell’uomo libero dal rifiuto e ricolmo di grazia che lo avvicina alla verità di Dio da cui erediterà la vita oltre la morte.

Già vissuto
La volontà è il supremo ordine che presiede tutte le inclinazioni umane. La volontà è il supremo avvicendamento che l’uomo compie per colmare di grandezza quel bene vitale che scaturisce dalla volontà di Dio il cui nome è Javhè.Ogni uomo ha in sé questo bene che prolifica ogni grazia che avvicina la creatura a Dio. Ma non tutti sanno disporre questo bene per il fine e lo scopo giusto e vero che è Dio. Ogni  uomo compie il suo ciclo vitale in un solo modo, vive. Ma poiché la vita dell’uomo è breve,costui non sa disporre la sua vita in sintonia con l’eterno, benefico creatore. Così questo uomo, cieco, si esclude,anche volontariamente,dalla condizione finale che ha la capacità o ha il tutto di ordinare il momento finale per cui ogni  creatura vive già vissuto.

OTTO 8
Come ogni cosa che l’uomo compie ha una scadenza effettiva nel tempo, così la facoltà  dell’uomo di disporsi orientandosi in grazia verso Dio ha il suo stato di non temporaneità,poiché ogni cosa che si dispone in Dio ha il fattore eccelso di esistere e non di realizzarsi in affinità somatiche. Come ogni cosa ha la condizione visibile,che è la componente più labile quanto effimera, tanto più esaltante è lo stato da cui questa forma vivente ha in sé. Così l’uomo che è il primo acquisitore di un bene che viene dalla volontà eterna è consapevole di ciò solo se afferma questa dipendenza dalla volontà suprema così come esegue ciò che ogni creatura ha disposto per la vita sua e delle altre creature. Otto è per l’uomo il simbolo di questa verità che l’uomo ha, in cui molti credono,per cui tante creature offrono la loro vita o consacrano a questo stato che li rigenera a creature viventi nella verità per la conclusione del momento finale che è il momento della verità nella realtà del visibile. Non è un simbolo arcano che non include verità; questo simbolo è il fattore principale che carpisce alla verità la presentazione della realtà così come l’uomo la concepisce e la comprende. Ogni cosa ha in sé questo simbolo, poiché esso rappresenta la mutazione o crescita dall’attuale condizione del visibile,uomo, alla esistenza dell’invisibile che non ha alcun legame con il visibile se non per tutto quello che l’uomo vivo non comprende. Otto è un numero, ma è un simbolo che racchiude tutta la spiegazione di tutto quello che l’uomo non comprende.L’uomo come può comprendere tutta la verità se si esclude da essa e rifiuta e non riconosce l’artefice il cui nome è Javhè.

Principio e Fine
Ogni cosa ha un inizio ma per l’uomo tutto ha fine. Non è questa la verità,poiché sono molti che comprendono che il principio non ha fine così come la fine di molti uomini è il principio. Tutto quello che l’uomo non può comprendere è rinchiuso in sé stesso, poiché non è con la mente che costui può capire,ma solo con la ordinata visione di ciò che non vede che  l’uomo può comprendere ciò che non crede .La fonte principale di conoscenza per l’uomo è l’esperienza. Questa esperienza viene attuata in molte discipline del sapere umano. Con essa l’uomo dispone le sue esperienze in modo che esse siano il motivo preliminare alla conduzione delle certezze verificate. Poiché queste esperienze sono limitate alla comprensione della mente umana, la sua conoscenza ha un limite oltre il quale l’uomo non può andare poiché escludendo la esperienza verificabile l’uomo non può spaziare intellettivamente il campo dell’incomprensibile perché non ha attitudine alla verificabilità  delle esperienze dimostrabili. Ciò comporta una alienazione dell’umano da tutto quello che non comprende e orienta questo vivente a considerare l’effimero finito e dimostrabile escludendo la verità,esistente e che vive nell’uomo stesso. Ma questo modo dell’uomo di concepire la vita ha una opposizione veritiera per tutte le creature viventi che si dispongono nella condizione ordinata per orientarsi verso quella verità che viene a costoro rivelata in molti modi e che questa creatura accoglie mossa non da percezioni sensibili,bensì da considerazioni razionali che stimolano l’intelligenza e realizzano una predisposizione al contatto sensoriale verso la verità. Ogni creatura così si dispone alla capacità intellettiva di coordinare la sua vita in funzione del suo stato che con la riconoscenza e l’acquisizione della esistenza  rigenera questa creatura da vivente finito a esistente infinito nella grazia dello stato assoluto. Questo è il principio della fine e la fine del principio è tutto ciò che si oppone a questa verità,poiché la fine del principio è vera fine per l’uomo che vive e muore nel niente per il male di tutti gli uomini e per la fine della vita sulla terra.      


vita eterna



La comprensione di questa verità per l'uomo è impossibile se non riconosce in sé questa verità, poiché in ogni istante l'elemento primordiale si oppone contro tale comprensione,poiché la razionalità della mente umana è 
il fattore principale alla verità,poiché è essa frutto di evoluzione e mutazione come di incapacità a comprendere ciò che non può avere poiché contraria alla verità che è diversità nella esistenzialità.Con l'uomo c'è la 
presenza di questa esistenzialità che accompagna l'uomo per porlo al di fuori della condizione primordiale per condurlo,in vita,alla visione dell'incredibile che è e che l'uomo ha. Così ogni uomo è posto nella condizione di 
contrarietà alla condizione primordiale per cui accoglie lo stato che lo pone al di sopra della condizione mutabile,per accoglierlo nello stato di immutabilità da
cui scaturisce la condizione di vita oltre la condizione primordiale. Questa è la vita eterna che l'uomo brama non per se stesso ma per colui che è presente nello stato assoluto da cui scaturisce ogni cosa e a cui ogni cosa 
che è orientato verso colui che è ha in sé.        
           


Bene e inferno

Ogni uomo ha in sé questo bene,poiché l’uomo creato dal niente scaturisce dal tutto che ha in sé ogni cosa e che questo uomo acquisisce una parte che deve custodire e coltivare per poter donare moltiplicato ciò che ha 
ricevuto. Ma ogni uomo non partecipa a questo invito alla vita e alla sublime benevolenza dell’altissimo,per cui coloro che si separano e rifiutano questo invito hanno la condanna di poter rivivere la loro condanna che 
deliberatamente hanno scelto nella condizione di eterna non visibilità di ciò che hanno rifiutato, poiché coscientemente hanno rifiutato l’amore del creatore coscientemente non godranno la gioia e la felicità di tale visione 
beatificante. Tutto così merita chi ha coltivato e custodito tutto il bene che in esso vi ha posto Dio eterno,poiché è questo  uomo che accogliendo la  SUA volontà costituisce l’esempio vivente della grandezza di questa  
parte di Dio che per l’uomo Dio ha beneficato,per colmare di gloria il suo nome e per condurre l’uomo a sé nella completezza dell’invisibile nel visibile. Per questo ogni cosa ha un opposto e l’opposto ha il suo  contrario. 
Non così l’uomo può comprendere la contrarietà se esclude il suo opposto,per cui per riconoscere il suo contrario dovrà riconoscere il suo opposto,onde poter accogliere tutto ciò che lo porrà in contrarietà con ciò che 
non riconosce. Così l’uomo ha il compito di scegliere liberamente non ciò che non conosce,ma tutto quello che riconosce in sé e di opporsi nella condizione del visibile all’invisibile o accoglierlo con somma gratitudine per 
completare il suo aspetto nella condizione della eterna alleanza tra la creatura e Dio da cui questa è scaturita per volontà eterna e a cui Javhè ha beneficato la sua parte di sé.   



conoscenza e immobilità


Tutto quello che l’uomo non crede che sia scaturito dalla sua mente lo ripropone come azione illecita al comune senso di responsabilità,per cui ogni azione della creatura,che agisce mossa da tutto questo aspetto 
superiore,viene comunemente attribuito alla coscienza conoscitiva e razionale della mente umana. Non può l’uomo ridurre brevemente tutto quello che non comprende ad una azione mentale, poiché l’uomo usa la mente 
per agire non  secondo la sua capacità intellettiva,bensì per la sua capacità a comprendere,tramite la sua mente,tutto ciò che non  può scaturire dalla sua mente. Tutto quello che l’uomo accoglie,ispirato e non con 
capacità proprie intellettive,viene codificato in termini visivi e istintivi,per cui questo uomo acquisisce segni decisivi a tale comprensione,onde poi decifrarle razionalmente con la sua attività cerebrale. Così l’uomo 
acquisisce delle conoscenze che verificate compiono il percorso normale della esprimibilità,per cui verificata la intuizione ispirata questa si acclama come conquista dell’uomo. La verità è nella incapacità dell’uomo a 
decifrare ciò che non ha compreso di tutto quello che non conosce ma che è cosciente di conoscere come ignoto. Poiché l’uomo vive nella realtà del creato,non conosce se non ciò che ha conosciuto verificando la 
esistenzialità  relativa dell’oggetto,senza riconoscere la condizione di estrema efficacia nel sistema ignorato,per cui si ferma a ciò che conosce senza innalzarsi a tutto quello che non riconosce,nell’oggetto stesso in 
questione. Per questo si limita  questo uomo alla sua condizione effimera,e per ogni cosa che scruta e riscopre c’è un’altra cosa a cui è celata la conoscenza per cui la sua faticosa rincorsa alla conoscenza è condizione 
di aspettativa generale della capacità conoscitiva razionale per la conquista dell’irrazionale,ben sapendo costui che tutto ciò non ha senso se non per il folle disegno dell’uomo di porsi al centro di ciò che non ha e che 
non è. Così ogni esperienza umana riporta l’uomo indietro al tempo perduto per non riconoscere ciò che costui non ha per sé stesso ma che è per l’uomo. Tutto quello che l’uomo compie è per la sua grande convinzione di 
essere per sé stesso e per nulla oltre sé stesso. Questo uomo è l’uomo per sé e ciò ha per fine la condizione estrema di infinita miseria per tutti coloro che inseguono questa affinità per sé stessi,poiché così facendo 
arrestano il loro modo ad una condizione di estremo equilibrio statico da cui scaturisce la estrema visione del tutto per il niente,per cui ogni cosa acquista una dimensione di immobilità e per ciò una attività immobile che 
ostacola ogni movimento nella direzione a cui la vita procede per la salvezza dell’uomo e la gloria di Dio Javhè .          


EVOLUZIONE

 T   S  1.15   Saper distinguere ciò che si brama da tutto quello che si desidera per sé stessi è una attesa inaspettata per qualsiasi uomo,poiché questo comporta una azione razionale e intellettivamente cosciente per procurarsi ogni attesa informe e accettata per dominare tutto ciò che si ha a disposizione per il proprio senso di assuefazione. Come ogni cosa è adattata alle azioni umane per poter ancorare a queste la condizione mutevole che scagiona ogni desiderio represso,così la conclusione di ogni azione desunta dalla condizione di bisogno superficiale o indispensabile aliena la attività evolutiva della ragione per includere nel campo ambiguo e settoriale tutte le aspettative desunte dalla incompleta aspettativa della azione voluta. Così come ogni uomo aziona il suo senso dello spreco involutivo per poter porsi in contrasto con la azione evolutiva che emerge dalla attività intellettiva per fondare ogni cognizione di volontà,l’uomo involge per ogni sua attività quella condizione di attesa spasmodica che provoca in costui ogni ambiguo desiderio di soddisfazione. La componente che attiva una tale reazione mentale è la principale manifestazione della completa insondabilità di questo progetto che rivolge ogni necessario accorgimento poiché  non c’è soluzione di completa governabilità o dominio su di essa. La mente umana è l’artefice dell’involuzione e la sua componente maggiore,evolutiva,è codificata biologicamente e geneticamente,non per un fatto esteriore,bensì,per una attività che  traspone ogni affermazione razionale alla volontà disposta. Con questo è indispensabile precisare nei termini più insondabili del ragionamento umano la capacità di ogni uomo a includere nel suo organismo imperfetto la attrazione alla condizione finale,a cui ogni uomo ha posto il suo rifiuto o ha acquisito la sua elezione. Non può l’uomo aspergere la sua affinità evolutiva con la sua inattività involutiva,poiché con questo comportamento l’uomo si esclude dalla aspettativa che in ogni uomo o in ogni fraternità si accompagna alla comune astrazione verso il fine ultimo che conduce al sommo bene che l’uomo ha e che Dio pone in esso. Cosa è completamente in armonia con questa alternanza di  ONCOMANIA,l’uomo lo potrà comprendere solo se lascerà cadere dal suo orrendo e osceno modo ogni illazione e ancorazione a quel modo che scaturisce dal legame profondo che avvince ogni vivente all’elemento primordiale che conduce l’uomo alla condizione estrema e ultima da cui ognuno non può riconciliarsi con la formazione nella sostanza per la rigenerazione alla condizione finale e vera. Come spiegazione razionale l’uomo può includere tutto ciò,ma non lo può considerare senza includere in tutto ciò la condanna della condizione che lo avvince a tutto ciò che egli desidera per se stesso. Non solo l’uomo è solo con se stesso,ma in questo caso è solo per se stesso e così ogni attesa per il compimento finale è inatteso e ogni ritardo per coloro che bramano una tale attesa è funesta,poiché ogni ritardo è un orrendo ritorno alla condizione finale da cui l’uomo si perde per non tornare mai più con sé stesso. Tutto questo è il credo a cui l’uomo non potrà rinunciare poiché rifiutare il credo è rifiutare ogni aspettativa per sé stesso e per la propria salvezza e per la gloria di Dio.    
........         Così miseramente si esclude da Dio,verità,e non c'è motivo più osceno e orribile che muova questo uomo se non la folle opposizione di una condizione che scaturisce da una mentalità primordiale,oscena e arretrata che ha i suoi agganci con quello elemento primordiale che altro non é che la disposizione ordinata dai geni,biologia,che ordina ogni evoluzione,biologica, e che non ha la capacità di dominare ogni evoluzione se non comandata da una azione contraria che involve ogni orrendo nascere di opposizioni contrarie nella mente da essa preordinata.  


Esistenza infinita,attesa ed aspettativa finale,compimento di tutte le cose

La considerazione principale per l'uomo é la sua vita. L'uomo non considera in sommo grado la sua esistenza oltre la vita,per cui il suo posto è finito nel suo breve tempo,per cui ogni sua accettazione del presente finisce nel passato che non diviene. L'uomo di Dio è già oltre questo tempo e questo presente finito è per costui l'attimo che lo conduce nel tempo infinito da cui niente ha fine, poiché è nella condizione di assoluta esistenzialità, per cui ogni cosa che diviene è già nel tempo oltre lo stesso vissuto. Così ogni uomo ha di Dio una visione che lo conduce dove è già presente nell'esistenza senza tempo, per cui questo uomo che riconosce Dio per se stesso è colui che ha ogni bene moltiplicato per se stesso in salvezza e per la gloria di Dio che questo uomo proclamerà. Non c'è salvezza per tutti coloro che rifiutando Dio verità accolgono la loro vita per ciò che costoro desiderano che non ci sia per essi oltre il tempo di vita. Coloro che rifiutano la verità accolgono la falsa immagine della loro assidua distinzione a considerare ciò che essi stessi non sono,per cui ogni loro accertamento del reale risuona come affermazione disponibile della loro scelta di vita,per cui ogni loro azione è mossa da disposizioni affermanti la completa indisponibilità a riconoscere tutto ciò che rifiutano come verità assoluta e disposizioni rivelate. Non possono costoro alienarsi dalla loro disposizione che li costringe ad ammettere ciò che essi stessi hanno accolto come contrarietà alla verità rivelata. La rivelazione è la riconoscenza di ciò che non si conosce oltre i limiti del possibile dimostrabile ed è inimmaginabile,da cui tutto è in funzione di ciò che si è disposti a credere per compiere la volontà che scaturita dalla rivelazione indirizza l'uomo di Dio alla meta indicata,da cui questo uomo può acquisire ogni bene. Il bene di Dio è lo stato di Dio,da cui tutto ha origine e che comanda e dispone per l'uomo ogni bene per compiere quel progetto divino che si manifesterà nella completa grazia del visibile per tutti coloro che hanno ricevuto la somma attenzione di considerare l'esistenza più che la vita finita. Ogni stato che contempla la esistenza è la condizione finale che ogni uomo acquisirà alla fine di tutti i tempi,per cui ogni creatura di Dio,nel posto dei buoni e dei giusti acclamerà come condizione infinita,per cui acquisterà ogni visione vivibile tra i viventi e il tempo allora si fermerà alla condizione esistente e reale per compiere il grande accordo tra il visibile e l’invisibile per cui ogni cosa sarà accolta per tutto ciò che la creatura sarà e non per ciò che la creatura è. Questo momento è il più remoto per questo vivente per cui ogni azione è condizione di attesa e ogni attesa é una aspettativa per tutto ciò che la creatura di Dio brama per se stesso e per Dio eterno. Con la suprema affermazione dell'invisibile sul visibile ogni creatura di Dio può attenersi dal considerarsi incluso nel disegno divino,da cui ogni creatura avrà un posto per attenersi a ciò che la volontà suprema disporrà per costui La volontà di Dio è la affermazione di tutto quello che l'uomo in vita brama per Dio;e tutto questo è il senso che l'uomo dà a questa affermazione,per cui Dio non solo è con l'uomo,ma è anche nell'uomo per condurlo presso di sé e onorare questo uomo del suo stato e colmarlo di ogni bene per riporlo nell'uomo che lo riconoscerà già in vita per glorificarlo in eterno per la sua salvezza dalla fine. Tutto è in Dio e l'uomo è parte di Dio in cui Dio pone il suo bene da cui l'uomo riceverà ogni altro bene se si dispone e si orienta in Dio verità. Con ogni azione l'uomo di Dio glorifica il suo nome e con ogni comando Dio Javhè dispone per l'uomo la sua salvezza,ogni uomo accoglie Dio in sé e questo uomo che lo riconosce è l'eletto che Dio ha inviato perché il suo bene sia moltiplicato e riformi ogni bene per l'uomo. Tutto è in Dio e l'uomo che si esclude è la condanna eterna di Dio contro l'uomo. Poiché Dio ha posto il suo bene nell'uomo, costui non deve rifiutare questo bene e così escludere Dio dalla sua vita e da sé,poiché costui agendo orrendamente si esclude dalla sua vita stessa e accogliendo la sua stessa condanna opera un disaccordo con l'uomo e con Dio per cui si orienta contro il fine ultimo da cui chi sarà escluso si manifesterà contro l'uomo in vita per cui ogni male per l'uomo ritarda il momento finale è così ogni grazia diventa più inattesa e lontana a compiersi per tutti coloro che glorificando Dio attendono il momento della loro vera realtà di vita in Dio e nella verità assoluta ed eterna.                 
   
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