T S   1.5

Senza la condizione che scaturisce dall'elemento primordiale non ci sarebbe la capacità di una qualsiasi creatura ad accogliere il bene che il supremo benefattore pone in questa creatura. L'evoluzione dell'elemento primordiale è non la causa ma l'effetto di questa mutazione evolutiva. Con l'effetto si pone in pratica la causa che condiziona il fine e lo scopo della creatura presa in questione. Pertanto ogni uomo non è causa di una condizione di mutazione bensì è l'effetto della contrarietà alla volontà che si pone in questa creatura. Con ciò,l'uomo come vivente,non solo è al di sopra dell'elemento primordiale,ma si pone per mezzo del bene di Dio scaturito dal bene di Dio,alla suprema esistenzialità di tutto quello che questa creatura si aspetta dalla propria condizione. Poiché l'uomo non riconosce la sua dipendenza dalla verità anche volontariamente rifiuta questa verità, offrendosi come vittima alla sua condizione umana che si allontana dalla contrarietà che lo ha edificato a creatura e lo confina alla realtà dell'effimero finito che quindi provoca nell'uomo una aspirazione ai propri bisogni materiali tralasciando le necessità di comprensione e di esistenzialità oltre la sua vita. Tutto quello che la creatura brama in Dio,è il supremo bene,che posto dell'uomo dall'eterno,la creatura ridà a Dio per colmare di grandezza la sua vita nella realtà del visibile per il fine ultimo che è la grazia della creatura nella pienezza dell’ essere esistente. La vita è la fonte di ogni bene per la gloria di Dio che nel visibile si mostra all'uomo con l'uomo che lo riconosce. Ma riconoscere Dio è il principio di tutto,poiché non c'è fine per l'inizio. La creatura vivente è la fedeltà nella grazia della condizione primordiale che intellettivamente si pone contro la sua stessa condizione. Questa fedeltà è il motivo principale della coscienza per l'inimmaginabile poiché tutto questo processo scaturisce non dalla mente dell'uomo,bensì dal bene posto dell'uomo,che non è e non ha legami con lo elemento primordiale che condiziona tutta la vita dell'uomo. Se ogni uomo fosse posto nella sua avversità cosciente,come lo è solo dopo la sua morte,non solo capirebbe il suo modo,ma si prostrerebbe d’innanzi alla sua esistenzialità,poiché questa esistenzialità non solo è distaccata dall'elemento primordiale ma è separata anche durante la vita dell'uomo da costui. La comprensione di questa verità per l'uomo è impossibile se non riconosce in sé questa verità, poiché in ogni istante l'elemento primordiale si oppone contro tale comprensione,poiché la razionalità della mente umana è il fattore principale alla verità,poiché è essa frutto di evoluzione e mutazione come di incapacità a comprendere ciò che non può avere poiché contraria alla verità che è diversità nella esistenzialità.Con l'uomo c'è la presenza di questa esistenzialità che accompagna l'uomo per porlo al di fuori della condizione primordiale per condurlo,in vita,alla visione dell'incredibile che è e che l'uomo ha. Così ogni uomo è posto nella condizione di contrarietà alla condizione primordiale per cui accoglie lo stato che lo pone al di sopra della condizione mutabile,per accoglierlo nello stato di immutabilità da
cui scaturisce la condizione di vita oltre la condizione primordiale. Questa è la vita eterna che l'uomo brama non per se stesso ma per colui che è presente nello stato assoluto da cui scaturisce ogni cosa e a cui ogni cosa che è orientato verso colui che è ha in sé.           
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